giovedì 5 luglio 2007

alluvione 3 luglio 2006

Vi chiedo scusa per la mia lunga assenza, ma il lavoro viene prima di tutto, altrimenti non si mangia,
ciononostante il mio pensiero è sempre rivolto alla mia terra e dopo aver appreso della scossa di terremoto (purtroppo sempre più frequenti) di ieri mi sono imbattuta nella lettera dei figli delle vittime dell'alluvione dell'anno scorso.
Li sostengo con tutta la mia solidarietà e spero che la loro vicenda si risolva nel migliore dei modi, sebbene sia un paradosso dopo la tragedia che li ha colpiti.
Quest'alluvione continua a saltare fuori, a distanza di un anno esatto molti sono i malumori..
cosa manca? COSA C'è CHE NON VA?
forse che tutto l'impegno dei politici per far arrivare fondi non sia stato sufficiente?
magari se li avessero usati questi fondi invece di intascarseli per comprare la villa al mare!
forse le belle parole di conforto in televisione non sono state convincenti?
io nn so...eppure sono così "bravi" questi governatori, si impegnano tanto poverini, non hanno tempo neanche per rispondere alle mail (che non è il telefono, dio santo, i tempi si accorciano!) di denuncia per atti illeciti contro l'ambiente,
hanno bisogno di comprensione, loro che sono tartassati di richieste e responsabilità
d'altronde mica ci sono finiti per consapevolezza al potere, ci sono arrivati per gioco, così un giorno qualcuno gli ha detto che si guadagnava bene e hanno detto "tentar non nuoce" e infatti a loro non nuoce affatto!


lettera a cuore aperto

5 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao rox, che dire, siamo e restiamo all'anno zero: l'anno zero di una politica per il cittadino, l'anno zero del rispetto delle regole democratiche, l'anno zero della raccolta della spazzatura, l'anno zero del dissesto idrogeologico, e potrei aggiungere altri zeri...
amare la propria terra il piu' delle volte vuol dire soffrire perchè essa soffre, e non saranno i bagni estivi, che finalmente tra poco farò, a lenire quel malessere alimentato giorno per giorno dalle mille cose che non vanno bene.
effeci.

calabrisella ha detto...

e se l'anno zero volesse dire che segue l'anno uno e poi il due e poi il tre,una speranza potrebbe esserci!
lottare lottare sempre lottare ma contro la trascuratezza e l'apatia degli stessi cittadini niente si può fare.

Anonimo ha detto...

nella società calabrese ci sono tante sfaccettature.. c'è un incultura diffusa che ogni giorno abbiamo davanti agli occhi, c'è chi cerca di tutelare esclusivamente i propri interessi perchè il bene collettivo è un concetto ancora ignoto alle nostre latitudini. e c'è chi combatte mettendoci faccia ed energia per portare aria nuova, e lo fa sul territorio, mi riferisco a tutti quelli, amministratori, gente comune, gruppi e associazioni, che non gettano la spugna.
e poi ci siamo noi, naufraghi del terzo millennio ognuno su un isola diversa a ritagliarsi la propria vita lontano da quella terra ma ancora visceralmente legati ad essa. forse queste volontà, se fossero riunite in un impegno corale, riuscirebbero a fare la rivoluzione di civiltà che manca.
effeci.

Anonimo ha detto...

by effeci
“Noi dobbiamo deciderci” il titolo del film di due giovani registi vibonesi in gara nella sezione italiana Doc
Una sezione del Torino Film Festival, attualmente in svolgimento nel capoluogo piemontese, particolarmente interessante, concentrata com’è sull’attualità del reale e del discorso “cinematografico” in senso più letterale, è Italiana.doc, che presenta una selezione di documentari, sia di medio sia di lungometraggio, realizzati in video o in pellicola.
I documentari arrivati alla commissione che ha fatto da filtro fra gli organizzatori e la sala sono stati circa trecento, e tra questi ne sono stati selezionati per il concorso solamente undici.
Autori che presentano uno sguardo vivace sul mondo che li circonda, come ad esempio Giovanni Giommi di Les Ninjas du Japon che racconta le avventure di una squadra di ciclisti giapponesi semiprofessionisti alle prese con le strade del Tour del Burkina Faso, oppure come Ingrid Demetz, intenta a raccontare la vita di Patrick, ragazzino autistico il cui silenzio forzato si anima di fronte alla macchina da presa in Wie Ich Bin/Così come sono.

Tra gli altri titoli spicca “NOI DOBBIAMO DECIDERCI” di Felice D’Agostino e Arturo Lavorato. 3 luglio 2006: L’Italia è in fibrillazione in attesa della semifinale mondiale Germania-Italia. Vibo Valentia e i suoi dintorni sono sommersi da acqua e fango in seguito a un’alluvione di cui pochi altrove si accorgeranno. Il film è una cronaca politica poetica e militante del primo mese da alluvionati vissuto dagli abitanti del territorio.

Felice D’Agostino (Tropea, Vibo Valentia, 1978) e Arturo Lavorato (Vibo Valentia, 1974) collaborano dal 2000 con Suttvuess come operatori, montatori e registi. Da sette anni svolgono, insieme ad Angelo Maggio, un’attività di ricerca e documentazione audiovisiva sulle feste religiose popolari in Calabria. Attualmente sono impegnati nella creazione di un archivio audiovisivo sulle lotte contadine nella Piana di Gioia Tauro. Vivono e creano tra Roma e la Calabria. Con Il canto dei nuovi emigranti hanno vinto il premio Doc 2005 al Torino Film Festival e il premio Casa Rossa Doc al Bellaria Film Festival.

calabrisella ha detto...

come si fa a vedere il loro lungometraggio?
tra l'altro Arturo veniva nel mio stesso liceo...la fissa per il cinema non gli è passata...all'epoca si preparava una commedia di W. Sheakespeare per il teatro scolastico. Bravo!
sarebbe bello se fossero pubblicizzati e facessero vedere il loro lavoro a tutti.