martedì 29 gennaio 2008

riprendiamoci la dignità


Lascia anche il magistrato antimafia
"Noi prigionieri di boss e massoni"

di ANTONELLO CAPORALE


Un cartello stradale con fori di proiettile a Mileto (Vibo Valentia) È VIVA o morta la Calabria? "Attaccata al respiratore di una macchina mangiasoldi. Da deputato eletto a Catanzaro vedevo gente famelica starmi accanto, senza nessun senso del bene comune. Ho preso la valigia e sono tornato da dove ero venuto. Adesso sono consigliere comunale a Torino, eletto nella lista di Chiamparino". Massimo Mauro, quindici anni nel pallone, racconta la sua disfatta politica: "Inadeguato nel ruolo, inconsapevole che quella terra ha una fame che le ruba dignità. Impossibile vivere a casa mia, impensabile continuare a fare politica lì".

In Calabria il bene e il male sono l'uno addossato all'altro: "Per una cosa che fai buona ne guasti dieci. Sembra di raccontare storie dell'altro mondo". Lo dice Agazio Loiero, il presidente di un governo regionale che più di una volta, per evitare i questuanti, e forse molto altro ancora, si è riunito in sedi diverse e anonime pur di non mostrarsi, non ricevere gente e non stringere mani. Ah, le mani... "La cosa veramente stressante - racconta Matteo Cosenza, direttore del Quotidiano di Calabria - è l'intreccio familistico. È continuo, ripetuto. In ogni occasione, qualunque sia la posta in gioco, la devianza sociale si manifesta attraverso questa suprema logica da clan".

La Calabria conta due milioni di abitanti, lunga e stretta, montagne e mare. Non ha strade, non ha acqua, non ha industrie. "Aggiunga quell'altro che non ha: non ha uno scrittore affermato che la racconti, non ha una storia che l'abbia resa grande. La Calabria è la regione del senza: senza questo e senza quello. Comandano gli invisibili: massoneria deviata che guida le ali criminali della 'ndrangheta. Collusioni vaste della politica che subisce, dell'imprenditoria che accetta il dominio perché la malavita forse presta capitali con tassi meno alti delle banche. Anche la magistratura a volte esibisce il volto del connivente e non del controllore". Parla Salvatore Boemi, oggi è il suo ultimo giorno alla direzione distrettuale antimafia: "Da domani sarò retrocesso a sostituto. Così vuole la legge. Vent'anni di onorato servizio, non sono valsi a nulla. Devo tornare in corsia".

È così capillare la disfatta e clamorosa la resa che anche i rimedi sono difficili da approntare. Da pochi mesi, finalmente, una persona degna, un ingegnere dalla moralità finalmente specchiata, guida la burocrazia che deve distribuire le risorse pubbliche, miliardi di euro, raccolti grazie all'aiuto straordinario dell'Unione europea. Si chiama Salvatore Orlando: "I soldi ci sono però non siamo in grado di utilizzarli. I piani di sviluppo sono buoni solo a caricare il bancomat. Ma poi è tutto un corri corri. La politica non ha qualità, e mostra tutto il suo disinteresse verso il bene comune".

La clientela come centro motore dell'autoconservazione, i soldi come unico strumento a intercettare il consenso. I soldi in Calabria non servono a costruire ma a demolire. Un circuito dannato che nessuno ha la forza di spezzare. Ma quanto è lunga questa notte? Pippo Callipo ha un'azienda modello (trasformazione del tonno) nel vibonese che fattura 40 milioni di euro e dà lavoro a 200 persone.

Una personalità così forte da averlo proiettato alla guida della Confindustria regionale. Il suo furore contro la 'ndrangheta e il malcostume politico gli è valso l'isolamento sociale: "Un imprenditore che si fa vedere con me passa non uno ma dieci guai. Però io resisto. La Calabria è viva, subisce il tradimento della sua elite ignorante e famelica. Lo Stato in Calabria chi lo conosce? La legalità dov'è? Dov'era la magistratura? Dove la polizia? Solo da due anni le cose sono cambiate. E i risultati si vedono".

Il nome di Callipo è in campo per le prossime elezioni: "Sto pensando a un terzo polo. Dobbiamo fare qualcosa per resistere. Dobbiamo avere la forza di indignarci, di non avere paura. Con l'aiuto dello Stato aprirò altre due aziende, ho investito dieci milioni di euro proprio qui, nel vibonese. La Calabria non è popolata da mummie: adesso è il tempo di provare questa nuova avventura. Sarà un grande movimento di insubordinazione civile, l'unico possibile. Malgrado tutto quello che ho passato, l'unica cosa che voglio fare è non crepare dominato dal malaffare".

Non crepare. Resistere. A Vibo Valentia come a Lamezia Terme c'è il più alto indice di sportelli bancari, la più elevata concentrazione di centri commerciali. Il sintomo di un'economia dopata da canali di approvvigionamento illegali. Eppure a Lamezia, la città posseduta dai clan, è stato eletto sindaco un uomo dal curriculum integro. Si chiama Gianni Speranza: "Non ho una maggioranza, non ho tessere, quel poco di potere l'ho ricevuto dal voto. Io lo spendo nelle piccole cose, ma è già tanto qui fare un marciapiede, tentare di pavimentare una piazza. Restare integro e convinto che, malgrado tutto, sei lì per servire. Lo so che fa un po' ridere...".


(29 gennaio 2008)

questo articolo mi strazia il cuore, ma dice una verità che noi calabresi non possiamo ignorare, siamo ignavi di fronte a chi ci comanda, siamo invidiosi di chi ha di più e non sappiamo tenere alla nostra terra...ma non è perchè non abbiamo una storia, questo non è vero. Abbiamo una storia  degna di essere raccontata, abbiamo arte e cultura, abbiamo avuto scrittori e pittori che ci hanno sognato e raccontato, il nostro più grande errore è stato sottovalutare le nostre potenzialità e renderci servi, avere poca o niente stima di noi stessi come calabresi e questo ci ha portato ad essere il bersaglio preferito di sanguisughe affamate che ci hanno spremuto fino all'osso...ma ora se non vogliamo perire dobbiamo alzare la testa e reagire. In questi giorni porterò un pò di esempi di mia conoscenza che testimoniano la grandezza della nostra terra.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La nostra terra è piena di storia basti pensare alla Magna Grecia per esempio Pitagora è nato a Crotone ,basti ricordare che un tempo la nostra terra non si chiamava Calabria ma ITALIA basta leggere l'odissea ed ecco Scilla il mostro che tanto era temuto dai naviganti,basta ricordarsi di Murat generale di Napoleone o se si vuole si può pensare alla musica leggera italiana ed allora ecco spuntare i nomi di Rino Gaetano Mia Martini e Loredeana Bertè!
Ti aiuterò anch'io a raccontare i grandi personaggi della nostra terra natia!

Calabria Saudita

calabrisella ha detto...

grazie ogni contributo è gradito!