giovedì 18 ottobre 2012

La Playa???Casa mia!!!

Coltivare dei sogni e farli crescere  è quello a cui tutti aspiriamo: è quando ci avviciniamo molto al raggiungimento dell'obiettivo che assaporiamo la felicità.
Ma coltivare i sogni non è facile, spesso il percorso è pieno di ostacoli, il più delle volte siamo noi stessi il primo ostacolo, ed infatti molti preferiscono tenere i propri sogni chiusi nel misterioso cassetto!
Forse, ad un certo punto della nostra crescita qualcuno ci ha detto che credere nei sogni è pura fantasia e che per realizzarsi bisogna tenere i piedi per terra e volgere lo sguardo solo verso mete concrete (quali siano le mete concrete poi è da verificare!).


Per molto tempo anch'io ho avuto in testa questo pensiero limitante. Limitante e debilitante per la mia autostima. Realizzare i propri sogni necessita di una grande forza interiore che va al di là della volontà; essa si basa sulla consapevolezza delle proprie capacità e sulla certezza che il desiderio di raggiungere un risultato che ci regalerà gioia pura ci guiderà nel nostro percorso anche se questi può sembrare assurdo ai molti. Credere in se stessi è fondamentale e ne ho avuto la riprova proprio in questi giorni.
Ma per farvi capire meglio ho bisogno di raccontarvi la personalità e le vicende dei protagonisti di questa storia:
Serena è stata per lungo tempo mia compagna di scuola e di avventure, per molto tempo la nostra crescita interiore è andata di pari passo, senonchè durante gli anni universitari le nostre strade si sono separate non solo a causa delle distanze kilometriche ma anche nella diversità delle scelte di vita. Ciononostante l'affetto che ci ha sempre legato è rimasto vivo. Ai tempi della scuola Serena era una ragazza molto intelligente (prendeva ottimi voti con il minimo sforzo) e dinamica (giocava a pallavolo) e molti professori le auguravano di intraprendere una brillante carriera universitaria.
Tuttavia questa ragazza che sembrava avesse un futuro come scrittrice (era davvero molto dotata) scelse un percorso forse a mio avviso molto più tortuoso. Non andò al nord per studiare, non cercò di far fortuna all'estero, anzi, abbandonò gli studi e cominciò a coltivare il suo sogno.
Molto presto si fidanzò con un ragazzo davvero in gamba, Davide, anche lui appassionato di pallavolo, ed insieme aprirono un lido sulle spiagge della nostra città. Questo lido in brevissimo tempo divenne il punto di riferimento estivo di tutta la cittadinanza, frequentato da giovani e meno giovani. La gestione del lido era proprio come loro: intelligente e dinamica.
Non so di preciso quanti anni son passati dall'apertura del lido, 12-15 anni forse; nel frattempo la coppia  ha generato due splendidi figli che sono cresciuti in questo ambiente aperto e ospitale, e a guardarli si vede nella freschezza dei loro visi che questo ambiente ha giovato loro.
Ogni anno per me era un appuntamento immancabile passare qualche giorno di mare da loro. Non solo per l'amicizia che ci lega ma anche per la bellezza del posto e delle persone che lo frequentavano.
Ora arrivo al dunque.
Qualche giorno fa, apprendo sul blog di Percorsi di Autonomia Mentale che il lido di Davide e Serena ha subito un incendio doloso e ciò che ne rimane è la cenere. Ovviamente lo sconforto che mi è preso non è niente paragonabile a quello che possano aver sentito i due ragazzi e tutti gli amici che lì hanno sempre lavorato. Queste cose nella mia città purtroppo succedono spesso.
L'incendio doloso è il più utilizzato dai delinquenti di zona per intimorire e la maggior parte riescono nel loro intento.
Dopo soli due giorni dall'accaduto, Davide e Serena si sono rimessi in marcia e stanno riorganizzando la ricostruzione  con fare deciso. Li ammiro.

Hanno messo in vendita le prenotazioni degli ombrelloni con largo anticipo e hanno creato delle magliette con la scritta "La Playa???casa mia!!!" anche per sensibilizzare i cittadini a non rimanere fermi e impassibili davanti a questi soprusi ma farli partecipare attivamente. E la cosa bella è che la cittadinanza ha risposto davvero in maniera attiva!
Il loro sogno non è morto, i limiti che qualcuno voleva porre loro si sono sgretolati davanti alla loro determinazione. Per me questi due ragazzi sono diventati l'esempio vivido che la voglia di credere nei propri sogni è capace di superare qualsiasi difficoltà.

1 commento:

EOS ha detto...

Una toccante riflessione! Grazie!